Secondo la Teoria della Complessità e del Caos gli organismi viventi sembrano avere poche caratteristiche essenziali: sono sistemi energeticamente aperti, lontani dall’equilibrio da un punto di vista termodinamico, sono fatti di reti di sottosistemi (organi, cellule, molecole ecc.), sottosistemi di altre reti ( famiglia, società, ecosistemi, ecc.) e sono configurati da tre fondamentali ordini di proprietà.
In primo luogo un organismo vivente ha uno schema qualitativo di organizzazione che ne garantisce le caratteristiche essenziali, quella capacità di mantenersi dinamicamente uguale a se stesso, di autoprodursi e di autoriorganizzarsi, esso è perciò definibile, secondo F.Varela un “sistema autopoietico”. Lo schema organizzativo è il risultato di un aspetto e di un messaggio informazionale che è prioritario rispetto anche ai costituenti materiali dell’organismo ( C.Shannon, N. Wiener)
In secondo luogo, in quanto sistemi aperti, gli organismi sono in continuo scambio energetico con altri sistemi. Gli equilibri sono equilibri dinamici, regolati da flussi, e gli eventi prodotti da tali flussi sono collegati da processi di causalità circolare: ogni evento condiziona molti altri processi che condizionano e regolano l’evento stesso. Questi aspetti sono stati studiati ed elaborati, sul piano delle regole che governano le interazioni formali, dalle Teorie della Comunicazione e dalle Teorie dei Sistemi, sul piano matematico, almeno in parte, dalla Matematica della Complessità.
La terza proprietà dei sistemi viventi è quella di avere poi una struttura materiale, fisica, chimica e macroscopica che è la materializzazione concreta degli specifici schemi di organizzazione. Ai diversi livelli di complessità, dagli unicellulari all’uomo (e persino agli ecosistemi) gli organismi manifestano patterns ( modelli) strutturali che hanno in comune aspetti filogenetici funzionali e comportamentali universali. Tra questi possiamo ricordare l’esistenza di un confine per definire la propria individualità, meccanismi di comunicazione più o meno rudimentali o estremamente vari e raffinati, comportamenti di allontanamento/avvicinamento, di lotta/fuga, processi di assimilazione, selezione, eliminazione.
I patterns funzionali degli organismi sono relativamente pochi, ciò che cambia è la complessità strutturale che li garantisce.
Tutti questi aspetti sono sembrati a molti ricercatori assimilabili all’attività cognitiva e mentale (modello cibernetico), estendendo quest’ultima non solo a fenomeni strettamente ideativi ma anche ai fenomeni organismici in generale. I sistemi viventi sarebbero caratterizzati da una capacità intrinseca di apprendimento, creativo e adattativo al tempo stesso, rispetto al mondo esterno. Da un lato la realtà esterna è percepita e “costruita” a seconda delle caratteristiche strutturali organizzative del percipiente, dall’altro questi sviluppa ulteriori connessioni biologiche, proprietà e comportamenti che agiscono, modificandolo, sull’ambiente esterno, in una interdipendenza dinamica totale.
Le sensazioni, le emozioni e i sentimenti andrebbero intese allora, nell’ambito dell’evoluzione filogenetica, come “proprietà emergenti” dei sistemi complessi, acquisite nel contesto delle interazioni con le varie energie ed i vari aspetti qualitativi dell’universo. E’ divenuto oggi esplicito, anche nelle evidenze degli studi neurobiologici ciò che era già stato intuito in diversi campi della Psicologia e della Psicanalisi, ossia che la formazione dei “percetti”, le emozioni semplici ed infine i sentimenti vanno intesi come patterns fondamentali, come mattoni di costruzione del fenomeno più particolare della conoscenza mentale intuitiva e quindi della coscienza ( A. Damasio).
Il mondo del caotico e dell’istintivo biologico diventa così la sorgente stessa del mondo delle idee e del razionale.
Alcune configurazioni emozionali “cognitive” potrebbero essere, per alcuni, addirittura dei correlati intrinseci a qualsiasi struttura vivente,espressi sul piano biologico da sostanze neuropeptidiche, (Candice Perth) .
Chiarito questo aspetto che rappresenta il trionfo, sul piano epistemologico e scientifico, dell’interpretazione olistica dei meccanismi fondamentali della vita, vogliamo ancora sottolineare come tutti gli ambiti di studio citati hanno confermato le premesse secondo cui la continua interazione dinamica con gli altri sistemi da un lato ed il mantenimento del proprio schema dall’altro, ossia della propria “autoreferenzialità, sono gli aspetti fondamentali della organizzazione fisica e funzionale dell’organismo vivente (Humberto Maturana).
Omeostasi e stabilità da un lato e estrema sensibilità ed instabilità rispetto ai segnali esterni dall’altro. Sono questi gli aspetti che avvicinano moltissimo i sistemi viventi ai sistemi caotici sul piano della possibile descrizione formale e matematica, alle strutture dissipative (Prigogine) sul piano energetico e termodinamico.
Secondo tali descrizioni, sotto l’apparente caoticità e casualità dei fenomeni organismici, si possono rilevare ordini e stabilità relative a fenomeni e costanti di interazione, come nel caso degli “attrattori caotici” e dei fenomeni inerenti ai “bacini di attrazione”. All’aumentare del disordine legato al numero di interazioni e al raggiungimento di punti estremi di instabilità ( punti di biforcazione), i sistemi tendono spontaneamente a collassare o a trovare nuovi ordini interattivi e “proprietà emergenti”di auto-organizzazione e differenziazione che portano a nuovi equilibri e stabilità. Una delle scoperte più illuminanti sulle tendenze dei sistemi viventi è che essi tendono a stare molto vicini al margine del caos dove i fenomeni sono più fluidi e più sciolti (Kauffman). E’ proprio al confine fra ordine e disordine, al “margine del caos” per l’appunto, che matura il cambiamento e quindi l’adattamento. In uno scenario dove sembra che tutto tenda ad una co-evoluzione ( “insiemi auto catalitici” di Kauffman), Bak parla di “criticità auto organizzata”.
Fondamentali, per lo sviluppo dei fenomeni di interazione, di aumento della complessità e della differenziazione sono i fenomeni di sincronizzazione e risonanza.
Alcuni studi di Biocomplessità hanno evidenziato, per esempio, come culture microscopiche di tessuto cerebrale sincronizzano attività elettriche spontanee, rivelando proprietà emergenti di immagazzinamento, di trasmissione delle informazioni e di stabilizzazione della rete (Beggs 2003), o come 2 sistemi attrattori caotici possono fondersi seguendo una traiettoria comune per poi ritornare alle distinte configurazioni se è sufficiente la differenziabilità dei patterns precedenti (Mohanty 2004).
Tornando a centrare l’argomento sulle questioni che più ci riguardano da vicino possiamo affermare che il corpo, con le sue dinamiche tissutali, le sue “soluzioni “metaboliche ed una misconosciuta creatività si mantiene dinamicamente “sano” parallelamente all’acquisizione e all’elaborazione delle proprie caratteristiche, dei propri conflitti emozionali e psicologici, delle proprie scelte, differenzianti rispetto agli altri “nodi” delle reti relazionali da cui proviene e a cui appartiene.
Quando invece l’organismo non riesce a “metabolizzare” sufficientemente i messaggi e gli stimoli esterni ( a percepirli, confrontarli, elaborarli e organizzare comportamenti autoplastici) non può far altro che affidarsi a nuove organizzazioni funzionali o ritornare a livelli precedenti di differenziazione con una “regressione” delle “capacità” funzionali, organiche, metaboliche e/o psicologiche. In ogni malattia fisica o psichica (soprattutto cronica) l’individuo manifesta, nei suoi handicaps, nei suoi sintomi, nei suoi modi di esprimersi, schemi arcaici di organizzazione e di omeostasi.
Ancora una volta tutto ciò è molto vicino a quanto è descritto dalla teoria dei sistemi caotici a proposito degli attrattori di fronte ad un aumento di complessità e di instabilità del sistema e al raggiungimento di “punti di biforcazione” (Teoria delle Catastrofi).
E’ evidente, secondo un’estensione scientificamente rigorosa di tali presupposti teorici, come qualsiasi manifestazione, reazione e comportamento somatico o psichico (da una crisi ansiosa ad un cancro, da una fobia ad un’infarto) vadano intesi come espressioni di un tentativo di riorganizzazione e di sviluppo di proprietà fondamentali, nonché arcaiche, delle esigenze più universali dell’organismo.
Prima di qualsiasi intervento crediamo sia quindi doveroso chiedersi che significato e che funzione possano avere le manifestazioni così dette “patologiche”che un disturbo o una malattia esprimono, all’interno delle dinamiche relazionali, storiche ed attuali, dell’individuo e relativamente ai vari contesti cui appartiene. Tali significati e funzioni esprimono anch’essi l’attività adattativa e creativa dell’organismo in un continuum fenomenologico che va dal molecolare all’emotivo, dalla fisiopatologia e dalla biochimica all’aspetto conflittuale e simbolico.
Le stesse proprietà valgono, ovviamente, per tutte le manifestazioni naturali relativamente agli ecosistemi.