Un Approccio Olistico alla Cefalea
La testa è innanzitutto, sia sul piano simbolico che su quello funzionale, ciò che sta sopra, che viene prima e alla quale si affidano le potenzialità di direzione e di controllo di tutto il resto. Dai numerosi studi (citiamo tra i tanti Angel Garma, Alexander, Marty) emerge che nelle cefalee si esprime innanzitutto la conflittualità tra istintualità e ragione, la tendenza ad una ipervalutazione della funzione del pensiero ed una tendenza alla repressione del mondo istintivo in generale e delle sue valenze aggressive in particolare. In ogni caso si tratta di persone che utilizzano una strategia logico-razionale cosciente nella gestione dei conflitti ed in generale nell’approccio alla realtà esterna. L’affettività è spesso inibita e vi possono essere tratti ossessivi. Anche in queste patologie, come nella maggior parte dei disturbi psicosomatici, siamo spesso di fronte al quadro alexitimico ossia all’incapacità di elaborazione affettiva degli eventi. L’alexitimico parla di se o ricorda come se i fatti riguardassero qualcun altro e non avessero significato affettivo.
Spesso esistono “formazioni reattive” per cui un sentimento è trasformato nel suo opposto, ad esempio l’irritazione in pazienza, l’ostilità in atteggiamenti persecutori. Questi sono i contenuti inconsci che , a volte concomitanti ai fenomeni di “aura”, si incarnano nella fase simpaticotonica dell’attacco cefalalgico che si manifesta con tensione muscolare e/o vasocostrizione e che costituisce appunto il tentativo di contrazione e di difesa rispetto ai contenuti angoscianti o non elaborati. In genere la manifestazione dell’attacco è ancora tacita o dissimulata.
Successivamente, se la persona non opera almeno quelle scelte tese alla riduzione della carica energetica (esposizione alla luce, ai rumori, alle mansioni o alle attività legate alle aspettative e ai ruoli), può emergere la fase di esaurimento con vasodilatazione e con una maggiore manifestazione sintomatica e comportamentale dell’energia libidica. Se ancora l’individuo riesce a questo punto a mantenere il controllo emozionale ed il mantenimento dei profili comportamentali e relazionali a scapito dell’espresione e di scelte legate al disagio, interviene l’ulteriore liberazione di sostanze algogene (istaminergiche e peptidergiche) che producono l’ulteriore intensificazione del dolore. Solo allora, di solito, riescono a liberarsi manifestazioni istintive o emotive, a parte nei più ostinati caratteri masochisti.
E’ stato dimostrato che la possibilità di riconoscere e di esprimere in qualsiasi fase, prodromica o conclamata, contenuti rivendicativi o aggressivi è spesso in grado di interrompere l’evolversi della crisi. Purtroppo il circolo vizioso che si instaura sia sul piano biologico che psichico con il ripetersi caratteristico degli episodi, porta più frequentemente, anche nell’acme delle crisi, ad associare in modo arcaico il dolore alla punizione e all’accanimento del destino.
Può esser maggiormente comprensibile a questo punto come anche nella cefalea vengano mobilizzati ed esasperati sul piano somatico-muscolare, biochimico, neurovegetativo o emozionale, i processi energetici universali di tensione-rilasciamento, contrazione-espansione, lotta-fuga. Per chi segue una lettura di tipo tradizionale cinese sarà evidente l’emergere del continuo manifestarsi e ribaltarsi dello yang nello yin e viceversa, a vari livelli micro e macroscopici dell’organismo.
Per i citati tratti logico-razionali, i cefalalgici seguono più facilmente una diagnostica ed un trattamento organicistico e deterministico ( farmacologico, specialistico); se si rivolgono alle medicine alternative vanno più facilmente a farsi trattare dall’agopuntore, dal kinesiologo o dall’osteopata piuttosto che dallo psicologo e sono disposti a qualsiasi intervento a patto che si rispetti l’attribuzione del disturbo ad una causa oggettiva, organica, definita. Proprio per questo motivo qualsiasi trattamento di tipo strutturale, energetico o biodinamico va accompagnato da una fase verbale che miri a far elaborare sensazioni, situazioni e contenuti a sfondo emozionale.
Nella nostra esperienza ci troviamo spesso ad iniziare un trattamento adeguandoci ai contesti cognitivi e alle aspettative del cliente, valutando o trattando uno o più degli aspetti oggettivati di squilibrio posturale o energetico, nutrizionale, metabolico, intolleranze e così via.
Sul piano posturale ed il suo possibile trattamento,l’attenzione viene portata agli aspetti deficitari dell’integrazione tra le parti: si trovano infatti quasi sempre disturbi dell’integrazione tra parti, ad esempio tra i recettori podalici e bacino, tra questo e le spalle, la base del collo e la mandibola. A parte i casi secondari a traumi diretti, l’assetto craniale è alterato da situazioni distorsionali sottostanti.
Utilizzando metodiche semeiologiche adeguate si possono poi reperire alterazioni degli assetti ossidativi, ormonali, vibrazionali, immunologici di vario genere, abitudini o disordini alimentari nocivi, che potremo intendere tutti come aspetti concomitanti ( ma non causali) di una disorganizzazione globale. E’ fondamentale considerare sempre, alla luce delle teorie scientifiche menzionate nella prima parte, che il disturbo di fondo di ogni malattia è un disturbo di informazione e di comunicazione tra i vari aspetti costituenti l’organismo. Ed è a questo punto che inizia, sia per noi che per il paziente la necessità di condurre un’opera di ri-connessione tra le parti e gli aspetti funzionali e percettivi.
Si tratterà allora per noi di facilitare tecnicamente e saper leggere un percorso di cambiamento parallelo a vari livelli; per il paziente il divenire consapevole di aspetti propriocettivi, situazionali, ambientali ed emozionali che gli consentano di appropriarsi di un cambiamento riguardante fondamentalmente la sua persona e la sua vita più che qualche suo ingranaggio o componente da aggiustare.
In un ambito specialistico una cefalea può comportare, ad esempio, una mancata integrazione tra l’assetto del bacino e quello della base cranica, ciò è possibile che si possa correlare ad una difettosa elaborazione di aspetti viscerali legati alla sessualità o all’aggressività. Questo avrà parallelamente un’interfaccia sul piano ormonale o su aspetti propri alle funzioni tipiche di logge energetiche e meridiani come il maestro di cuore e stomaco. Contemporaneamente si esprimerà magari anche in un contesto masticatorio dove gli aspetti del rimuginare tipico del cefalalgico si realizzano ora con un bruxismo, ora con una protrusione mandibolare, con una parodontopatia da alterato carico o un problema di ATM. E così via. Una correzione di qualunque alterazione a tali livelli può, o meglio devrebbe, comportare allora una manifestazione sugli altri.
Cogliendo correttamente una dimensione organismica, simbolica ed energetica delle vicende umane, la moderna Psicosomatica può accoglie qualsiasi intervento sull’organismo, a livello distrettuale, energetico,strutturale o vibrazionale, biochimico o mentale soltanto come elemento in grado di apportare un cambiamento del livello di autoorganizzazione dell’individuo. Ogni livello a cui operiamo può o meglio deve agire sulla riorganizzazione globale della persona.
L’importante è integrare la propria tecnica o il proprio settore di intervento , eventualmente in collaborazione con altri specialisti, nello sviluppo della consapevolezza della persona. Un intervento olistico psicosomatico diventa allora innanzitutto un percorso multidimensionale con un forte bisogno di professionalità e ridefinizioni strategiche.