EPISTEMOLOGIA

Alle stesse conclusioni concettuali e metodologiche è arrivata l’Epistemologia del Novecento con lo studio dei criteri di validazione scientifica delle affermazioni. Il grande merito dell’occidente, patria di quel determinismo e riduttivismo che abbiamo visto essere responsabili di gravi limiti nelle conclusioni circa sistemi e organismi complessi, è stato quello di continuare a porsi il problema di cosa è possibile effettivamente affermare secondo criteri scientifici e cosa no.

Il Neopositivismo del Circolo di Vienna, intorno agli anni venti, aveva finito per escludere totalmente dal mondo scientifico ogni fenomeno metafisico ma successivamente, da Russel a Kuhn, fino al Razionalismo Critico di Popper, ancora una volta il 20° secolo propone soluzioni che rappresentano il crollo dei dogmatismi e delle leggi assolute con il trionfo della relatività. Ancora una volta un razionalismo rigoroso porta ad un paradosso: non possiamo enunciare alcuna verità; ogni giudizio o conclusione a cui giungiamo ha senso solamente se riferita al sistema usato per osservare un fenomeno, alla teoria o ai paradigmi utilizzati per codificarlo, alle finalità che ci siamo proposti.

Proprio con il Confutazionismo del grande Popper si arriva a sostenere che una verità non è accettabile se non può essere confutata. Con Feyerabend (1975) si arriva a concludere che le scienza è una delle tante forme di conoscenza accettabili. I successivi sviluppi, dal Postmodernismo alla Sociologia della Scienza o all’Ambientalismo Radicale sono estensioni di tali concetti. Ma proprio da queste disorientanti premesse si svilupparono metodi di analisi e nuovi presupposti che permisero di scoprire dinamiche estremamente importanti in moltissimi campi, con sviluppi teorici e pratici immensi.

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