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LA MEDICINA OLISTICA

Il fondamento comune di tutte le concezioni e le tecniche che possono riconoscersi nel concetto di medicina olistica è quello della considerazione della persona come un tutto, in cui le parti interagiscono simultaneamente condizionandosi a vicenda e trovando così armonie e disarmonie comuni. Per comprendere e garantire il buon funzionamento (prevenzione) o curare i disturbi di una parte, vanno considerate tutte le altre. Quasi sempre il disordine di un organo o di una funzione si esprime “altrove”, ossia in altri distretti dell’organismo. Questo è un concetto già presente anche nella nostra medicina convenzionale: lo studio della fisiopatologia e dell’etiopatogenesi tradizionali e lo sviluppo della semeiotica sono, infatti, in qualsiasi sistema, anche il più meccanicistico, affidati all’arte di capire, dai sintomi e dai segni, l’espressione di un’origine occulta, non manifesta dei malesseri accusati dal paziente. Così, ad esempio una disfunzione nota come “scompenso cardiaco” può essere rivelata da un colore particolare della cute del volto, un gonfiore alle estremità, un battito accelerato al polso, un respiro affaticato al minimo sforzo oppure un disturbo del rene può manifestarsi con disturbi digestivi, prurito diffuso, emorragie o tosse secca.

La cosa che assolutamente differenzia l’aspetto olistico è che la considerazione che le “cause” e le manifestazioni di uno squilibrio riguardano contemporaneamente aspetti in tutti i sistemi di cui è costituita la persona. Quali sistemi?… Possiamo ancora chiederci …di che cosa siamo fatti allora? Non c’è bisogno di usare nomenclature sofisticate o, per molti, ambigue o ermetiche. Siamo fatti di ciò che si manifesta e di cui viviamo: acqua, carne, ossa , sangue, aria, pelle; sensazioni; variazioni ritmiche giornaliere, mensili, stagionali; proviamo emozioni semplici e stati d’animo complessi,; pensiamo e riflettiamo; abbiamo poi percezione chiarissima di variazioni del nostro stato dovute a quel che ci circonda, dagli stimoli fisici a quelli affettivi e sociali; ci facciamo domande e cerchiamo risposte sul senso della nostra vita e della nostra morte, crediamo o non crediamo (ma il substrato è lo stesso) a fenomeni, esistenze, percezioni, coincidenze o destini trascendenti la nostra struttura, i nostri sensi e la nostra volontà. Per le Scienze olistiche l’essere umano è un’unità di coscienza e di funzionamento di tutti questi piani o corpi differenti, ognuno rappresentando un livello di organizzazione e coerenza particolare dell’energia universale (vedi la parte di fisica). Ogni stimolo che è in grado di interagire con quel sistema di sistemi che chiamiamo persona è quindi un’informazione, quasi sempre anche una forma di sostanza materiale, che riorganizza le informazioni di uno dei substrati energetici, di uno dei piani e, da questo, tutti gli altri.

Un operatore olistico deve essere in grado di operare e seguire gli sviluppi sul maggior numero di sistemi. I sistemi interagiscono in base a risonanze o coerenze proprie di ciascun sistema per cui l’operatore olistico può interagire solo con i sistemi di cui egli stesso è consapevole e di cui ha fatto esperienza e conoscenza. Quasi tutte le filosofie e le tradizioni basate sull’osservazione e l’esperienza della vita hanno da sempre ribadito la priorità di aspetti e piani metafisici rispetto a quelli della materia nel suo stato più differenziato ed oggettualizzato. Così esiste una convergenza all’interno delle dottrine olistiche sulla “stratificazione dei livelli” o dei corpi di cui siamo composti: strutturale, energetico, emotivo, mentale o psicologico, transpersonale, spirituale e trascendentale. Cambiamenti nell’organizzazione dei primi strati hanno una relativa capacità di modificare gli altri, mentre informazioni che modificano i campi energetici propri degli strati successivi modificano tutti i precedenti. Non ci sembra necessario ricorrere a dimostrazioni scientifiche (ed oggi ce ne sono) per la convalida di questa impostazione.

Se restiamo anche su un piano strettamente biologico credo basti ricordarci come la vita non è iniziata da cellule biochimicamente particolarmente evolute e specializzate ma dalla presenza di acqua, di alcune aggregazioni molecolari e di sole; ricordarci come, nella possibilità di mantenersi, non dipenda dai recettori per l’etinilestradiolo o dalle beta-cellule pancreatiche ma dalla quantità e qualità di radiazione elettromagnetica, da eventuali cataclismi o, nelle interazioni delle forme già più evolute di tipo miocrobiologico, animale e vegetale dall’alternarsi di maree, climi, ciclicità astronomiche o da equilibri ecosistemici legati all’interazione tra specie e famiglie animali e vegetali diverse; ed ancora basta ricordare come l’equilibrio comportamentale di un’ameba o di un leone non dipendano dall’aspetto delle loro ciglia o dalla ricchezza delle scorte a loro disposizione, ma dal giusto rapporto tra le loro esigenze primarie e le risorse ambientali che gli stanno attorno. Il movimento, ad esempio, dipende dalla piacevolezza o spiacevolezza di quel che percepiscono attorno. Perché allora non considerare più importanti, rispetto al particolarissimo assetto strutturale o biochimico delle nostre cellule, fattori come le condizioni vibrazionali dell’acqua che circola nel nostro organismo, il mantenimento della coerenza delle forme d’onda elettromagnetica che ci attraversano,il rispetto di ritmi fondamentali propri dell’individuo, spesso connessi a ritmi e condizioni fisiche ed ambientali, il corretto rispetto dei bisogni primari e dei segnali di agio o disagio, piacere o dispiacere legati alla relazione con gli altri?! Solamente dovendo sostenere una logica capovolta e perversa queste non sono ovvie certezze ma cose da dimostrare. Tornando alle discipline olistiche possiamo ora farne un elenco che tenga conto quindi del piano, del livello su cui ognuna interviene e ribadire come è fondamentalmente una coscienza di tipo globale che fa, semmai, di ognuna, un processo veramente olistico. E’ del tutto inutile utilizzare concettualizzazioni e tecniche di tipo energetico, vibrazionale, naturopatico o psicosomatico se continuiamo ad avere un atteggiamento meccanicistico o non abbiamo percezione e conoscenza diretta delle interazioni sistemiche. Riportiamo qui sotto l’elenco trovato nella mirabile Enciclopedia olistica di Nitamo Montecucco del Global Village:

"Così abbiamo sistemi di primo livello, le terapie somatiche, che operano curando prevalentemente il corpo fisico come l’erboristeria, la dietetica, le varie tecniche di body work (lavoro sul corpo) come i massaggi, la chiropratica, l'osteopatia, la danza. Poi abbiamo la vasta area delle terapie che operano sul secondo livello, le terapie energetiche, che curano attraverso l'energia, come l’agopuntura, l’omeopatia, la biocibernetica o bioelettronica, la bioregolazione, (Mora terapia, Riodoraku, Bicom, Vega), la chinesiologia, il tai c'i, il qi gong, lo shiatzu, il rebalancing, la pranoterapia, la cromopuntura, il micromassaggio cinese e tibetano, le varie forme di riflessologia: plantare, auricolare, palmare. Sul terzo livello, le terapie emozionali, dove troviamo gli esercizi di bioenergetica, il rebirthing, l’emotional release, lo psicodramma, le tecniche catartiche, le tecniche sulla voce e il canto. Sul quarto livello, le terapie psicologiche, dove abbiamo i sistemi di lavoro mentali e psicosomatici: la psicologia transpersonale, le tecniche di analisi bioenergetica, la gestalt, la programmazione neurolinguistica e le tecniche più psichiche come l’ipnosi, le regressioni, le visualizzazioni, le tecniche di immaginazione attiva, l’analisi del sogno. Sul quinto livello, le terapie spirituali, quello della salute dell'anima, abbiamo le tecniche di meditazione che portano al silenzio, alla pace e al vuoto interiore, unici elementi che caratterizzano questa dimensione. Alcune di queste tecniche, come la sette suoni, la chakra breathing, la dinamica e la kundalini, operano in modo veramente globale, attivando corpo, energie, emozioni e psiche fino a giungere al centro dell’essere. Sul sesto e settimo livello, le terapie sacre, dove si cura entrando in contatto con il divino, operano solo i maestri illuminati e i grandi lama. Se è vero, come abbiamo precedentemente affermato, che un cambiamento su un livello “superiore” agisce su tutti gli altri e non viceversa, la nostra esperienza ci dice anche, però, che non può esistere una progressione attendibile e stabile verso livelli superiori di risonanza e sviluppo se non si sono sviluppati i sistemi di percezione e di consapevolezza propri dei livelli sottostanti. Non si può sviluppare, ad esempio, una vera possibilità di integrazione sociale o psicologica se non vi è stata una piena elaborazione delle informazioni agenti a livello fisico, corporeo, energetico ed emotivo. Riteniamo estremamente illogico, se non pericoloso, utilizzare tecniche adeguate a livelli di integrazione avanzata, in persone che non hanno esperienza e consapevolezza del loro assetto strutturale (corporeo), “funzionale” (vedi parte sul “Compenso funzionale” nella sez. di Kinesiologia) o psicodinamico. E’ per tal motivo che, all’interno del panorama dei possibili interventi olistici sopra elencati, pur non rifiutando l’opportunità di usufruire di concezioni e tecniche che utilizzano energie transpersonali o spirituali, noi utilizziamo preferibilmente linguaggi, manualità e tecniche che siano in accordo con i primi quattro livelli. Riteniamo oltretutto più che sufficiente svolgere un opera rivolta soprattutto ai più comuni e devastanti problemi diffusi nella nostra società, aiutando così le persone a non ammalarsi ed a godersi un po’ di questo mondo e questa vita. Per le altre vite ed altre missioni, ci sarà sempre… molto, molto tempo!"



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