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IL PROGRESSO DELLE SCIENZE BIOMEDICHE

Anche per quanto concerne Il Progresso delle Scienze Biomediche, fin dai primi anni del secolo, a fianco dei progressi del sistema medico meccanicista, che si impose con la scoperta degli antibiotici e lo sviluppo della farmacologia, si svilupparono, con Cannon e poi Selye (nel 1936), i concetti di Omeostasi e di Stress. Questi si riferivano a situazioni in cui l’organismo attiva risposte complesse, di più sistemi interagenti tra loro, a fattori di diversa origine che possano minacciarne l’equilibrio interno ( l’omeostasi appunto). Fino ad allora l’attività del sistema nervoso, deputato alle risposte comportamentali agli stimoli e quella del sistema immunitario, deputato a difenderci dalle aggressioni microbiche ed ambientali, erano scisse tra loro e intese come espansioni di un modello molto elementare e meccanicistico di risposta ( del tipo arco riflesso ).

La scoperta dei recettori specifici nei processi biochimici ed enzimatici, ed in particolare quella dei trasduttori degli organi di senso per il sistema nervoso e dei recettori dei leucociti per il sistema immunitario, costituiva una convalida di un modello meccanicista di comportamento di tali sistemi. Lo sviluppo dell’Endocrinologia e la scoperta delle complesse reazioni ormonali consentirono però di comprendere come, malgrado tale specificità, l’azione di tali sostanze modulasse contemporaneamente il comportamento di molti tessuti ed organi, dando modificazioni sia funzionali che organiche diffuse ed interagenti. Ad esempio lo stimolo sulle ghiandole surrenaliche, indotto da differenti situazioni di allarme, attiva contemporaneamente reazioni negative sul metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine, sul sistema immunitario, sulle ossa, sui vasi sanguigni, sul fegato e sul rene. Si scoprì poi, negli anni Sessanta, che l’equilibrio della attività ormonale era legato a fenomeni di autoregolazione della produzione e delle attività ormonali legati a fenomeni di Feed-back, ossia di informazione retrograda tra i vari centri e gli organi coinvolti nelle risposte. Lo squilibrio biologico che porta ad un calo o ad un eccesso patologici delle risposte ormonali, immunitarie ed enzimatiche, non era quindi più dovuto a cause legate a disfunzioni specifiche di sostanze o recettori, ma alla perdita di armonia o di coerenza delle informazioni, dei ritmi e delle interazioni tra tutte le cellule ed i vari tessuti coinvolti.

I vari apparati e sistemi in cui era stato suddiviso l’organismo funzionano quindi in maniera interdipendente, gli equilibri globali sono più importanti delle singole funzioni. Dagli anni Settanta in poi, a confutare definitivamente la separazione funzionale tra i diversi organi e sistemi dell’organismo, giunsero le scoperte che il cervello, oltre ai neurotrasmettitori per la trasmissione degli impulsi tra le cellule nervose, poteva secernere sostanze ormonali e, ancor più la scoperta che sia le cellule endocrine che i linfociti possono produrre, oltre al cervello, i cosidetti neuropeptidi. Si conoscono oggi circa 50 neuropeptidi diversi che sono prodotti sia da neuroni che da cellule endocrine, sia dai tessuti del tubo digerente che da linfociti e piastrine. Ognuna delle cellule di questi tessuti presenta a sua volta recettori per peptidi, ormoni e neurotrasmettitori. Si è sempre più delineato, inoltre, il ruolo dell’attività psichica nell’attivazione o nel controllo delle risposte allo stress e nella modulazione dell’azione di tutte le sostanze scoperte. Nasce così la Psico-neuro-endocrino-immunologia. Sono ormai 30 anni (Jerne 1973-74) che si è chiarito come il sistema immunitario, per focalizzare la nostra attenzione sull’elemento chiave delle risposte che garantiscono la nostra salute (dall’influenza al cancro), funzioni in realtà come una rete, un network in grado di registrare correttamente o meno, in funzione di equilibri o squilibri globali di una persona, le informazioni provenienti dall’esterno e dall’interno dell’organismo e di autoregolarsi o stararsi attivando risposte adeguate o meno al mantenimento della salute.( H. Laborit). Segnaliamo infine la scoperta che alcune sostanze neuropeptidiche, prodotte da vari tessuti, sembrano fortemente correlate con specifiche qualità emozionali. Ciò porta ad ipotizzare che tutto il corpo possa pensare o aver coscienza.(Candace Pert 1997) La presenza di neuropeptidi in ogni ordine di organismi viventi, anche i più semplici, estende tale possibilità a tutto ciò che definiamo “vivente”.



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